A Carbonia, da poco tempo sorge un nuovo Museo, per precisione a Serbariu, un moderno e nuovo museo che mette in risalto in una delle più grandi realtà minerarie dell'Italia la vita e le fatiche dei minatori del carbone.
Sino al 1964 era la più grande miniera italiana, che arrivò a produrre nel 1947, 1 milione e 200 mila tonnellate di carbone. La miniera, estesa 33 ettari, oggi ha ripreso vita, grazie alla realizzazione di un nuovo Museo che intende essere un polo di aggregazione di eventi e mostre scientifiche.
Nelle gallerie dove una volta si scavava il carbone, oggi c'è un percorso didattico-culturale. Nella lampisteria si possono osservare diversi tipi di lampade, le batterie che le alimentavano, gli attrezzi da lavoro, gli strumenti di uso quotidiano, i documenti e le buste paga, oltre a filmati e fotografie d'epoca.
Il direttore è figlio di un minatore, proprio come Mauro Villani, che accompagna nella galleria i visitatori italiani e di lingua francese, mentre due guide parlano perfettamente l'inglese e una (discretamente) il tedesco. Mauro Villani racconta la galleria nella quale sono illustrate le tecniche di estrazione e coltivazione dagli Anni Trenta a oggi. Molto interessante è apprezzare la tecnica degli armatori, ai quali era affidato il compito di impedire frane e crolli in un ambiente ad altissimo rischio: ben 128 sono stati i minatori morti sul lavoro a Serbariu in 37 anni, e agghiacciante il fatto che nei locali dell'attuale direzione c'era sino al 1964, oltre all'infermeria, anche la sala mortuaria.